Disegnare un’impresa

Questo ed alcuni altri post che trovate su questo blog sono il frutto di un lavoro di narrazione che ho realizzato per un’azienda di software. 

Abbiamo disegnato un’impresa nuova partendo dalle nostre esperienze ma soprattutto dalle nostre visioni. Lo abbiamo fatto con un metodo che permettesse la partecipazione di tutti perché pensiamo che sia l’unica strada per poter ottenere i risultati migliori e far emergere personalità, entusiasmo e passione da parte di tutti. Qui vi raccontiamo come abbiamo creato la nostra opera d’arte.

Arte, genio e follia. Potremmo dire che sono questi i tre elementi su cui abbiamo deciso di costruire un’impresa innovativa. Abbiamo utilizzato l’arte, intesa come capacità creativa, per darci la massima libertà di espressione; il genio, per essere il più possibile originali; la follia, perché solo con il coraggio di fare una cosa fuori dal normale si può provare il vero brivido della creazione. Nell’immaginare l’impresa in cui poi vorremo lavorare, l’abbiamo costruita nelle sue parti fondamentali con un metodo aperto e condiviso: principi, attori, processi, flussi e dinamiche sono stati i nostri “ferri del mestiere” in un percorso di raffinazione per gradi continua che vi raccontiamo qui sotto: perché quello dell’artista non è un gesto isolato ma il frutto di una lunga elaborazione.

Come lavora l’artista che crea l’impresa.

Come si sa, dopo aver avuto la visione, si parte scegliendo la materia. Nel nostro caso si è trattato di individuare all’interno di ogni area core (governance, evolution, operation) quali fossero principi, processi e attori che la animavano: è un primo step che prevede una grande libertà di espressione grazie alal quale tentiamo di esplorare tutto ciò che sostanzia l’area. Siamo nella fase della massa informe che cerchiamo quantomeno di descrivere: sappiamo che da questi elementi nascerà poi la nostra opera.

Il secondo passo è stabilire e abbozzare il modo in cui gli elementi fondamentali si mescolano e interagiscno tra loro e come e quali di queste relazioni saranno per noi fondamentali: le chiamiamo dinamiche e sono il modo in cui la materia prende vita. Siamo nel momento in cui la materia si comincia a trasformare perché reagisce. L’ultimo passo è quello di stabilire i flussi, cioè decidere che strada far percorrere alle dinamiche perché producano dei risultati: è in questo momento che plasmiamo l’ossatura della nostra impresa regolando la materia che abbiamo affinché si trasformi nel risultato che vogliamo ottenere.

Governance, operation, evolution

Sono queste le tre aree fondamentali nelle quali abbiamo deciso come si muoverà la nostra impresa. Per ciascuna di queste aree abbiamo individuato le dinamiche fondamentali: individuiamo una dinamica nel momento in cui capiamo e decidiamo che quello è il modo in cui opera la nostra impresa.

Per l’area operation abbiamo individuato le dinamiche relative al project flow (la modalità di gestione dei progetti con i clienti), al planning (la programmazione di tutti i progetti dei clienti) e alla discovery (la modalità con cui analizziamo un cliente prima di proporgli la soluzione).

Per l’area evolution abbiamo individuato le dinamiche della partecipazione alle community (uno dei modi con cui entriamo in contatto con il contesto e cerchiamo contaminazioni), del flusso dell’innovazione (il modo con cui facciamo crescere le idee dando loro le gambe per sorreggersi), dell’attrazione di start-up e aziende (per conoscere nuovi partner) e dell’intercettazione di bisogni interni (sia personali che aziendali, per avere un monitoraggio continuo sullo stato di salute della nostra impresa).

Per l’area governance, le dinamiche che abbiamo individuato sono relative al valore generato e acquisito (qui stabiliamo come gestire il valore che produciamo durante il nostro lavoro con i clienti), al flusso delle attività (il modo in cui gestiamo il lavoro che dobbiamo fare) e il percorso della persona. Quest’ultimo aspetto è di particolare importanza perché in esso si riassume il senso della nostra scelta di essere una open organization: abbiamo scelto di non avere una struttura classica se non per quelli che sono gli obblighi di legge. Sarebbe lungo da spiegare (questo lavoro di ricostruzione della nostra azienda dura già da un anno) e qui possiamo dire sicuramente due cose fondamentali. La prima è che l’azienda che vogliamo è aperta nella maniera più assoluta all’ingresso di chi ne vuole far parte (chiaramente con processi e modalità che abbiamo stabilito); la seconda è che non ci sono persone che hanno un ruolo per nomina, diritto acquisito o anzianità. Abbiamo scelto di definire esattamente il modo in cui ogni persona può muoversi all’interno dell’azienda dando il proprio contributo in ruoli diversi: per gestirla, curare un progetto o stabilire una strategia.

 

Le persone

Chi è il capo e quali caratteristiche deve avere? Ecco, questa è una cosa che nella nostra azienda non è scritta in nessuna lavagna, mansionario o organigramma. Perché quello che da altre parti si chiama (o fa chiamare) manager, da noi si chiamano persone. Tutte le persone che fanno parte della nostra azienda possono decidere strategie, clienti, prodotti e tutto quello che concerne la gestione complessiva di un’impresa. Siamo assolutamente convinti che la cosa migliore sia l’adozione di processi di governance inclusivi: significa che l’obiettivo non è quello di creare una gerarchia, ma di condividere quanto più possibile il processo decisionale e lasciarlo aperto a tutti. Le persone che stanno costruendo l’azienda con le loro “narrative” (il modo in cui ci si racconta e ci si confronta su come vorremmo funzionassero le cose), saranno le stesse che la gestiranno.

Cominciate anche voi a vedere l’opera che prende forma?