Due al prezzo di uno

La dualità è una caratteristica di tutte le persone e si manifesta in molti aspetti della nostra vita (personale e professionale). Non si tratta di una patologia, perlomeno nella maggior parte dei casi, ma soltanto della naturale modalità con la quale siamo “progettati”. Per esempio: per determinare la posizione di  un oggetto nello spazio i nostri occhi incrociano i riferimenti dei rispettivi punti di vista; l’immagine del nostro viso non è perfettamente simmetrica (per accorgersene basta ribaltare simmetricamente una nostro foto lungo l’asse verticale); se comprassimo delle scarpe su misura ci accorgeremmo che i nostri piedi non sono perfettamente dello stesso numero.

Chiaramente agli esempi fisici ne potrebbero essere aggiunti anche molti altri che si riferiscono alla personalità, al carattere e al nostro sistema di relazioni. Come leggere questa diversità intrinseca in ciascuno di noi in chiave professionale? In qualche maniera la si riscontra anche nell’ambito delle nostre competenze e la si può per esempio rubricare come un modo doppio di intendere il know-how personale (know-how professionale e manageriale).

Ci sono, a mio modo di vedere, due aspetti interessanti. Il primo riguarda chi si trova a dover raccontare le proprie debolezze o le proprie contraddizioni (o, meglio, qualche incongruenza nel proprio percorso formativo od esperienziale): si può verificare se, a volte, una scelta che non è perfettamente negli stessi binari delle altre effettuate in passato, non possa essere legata ad un naturale modo di esprimere, diversamente, le nostre capacità. Non si tratterebbe quindi di incoerenza ma di una ulteriore dimostrazione di come possiamo essere versatili (a patto di saperlo anche raccontare bene).

Un secondo aspetto riguarda invece chi si occupa di gestione di gruppi di lavoro, team, equipe e simili. La dualità gioca un ruolo importante nelle dinamiche del gruppo e anche nelle possibilità che si hanno di farlo lavorare al meglio: miscelando nel giusto modo le “doppie caratteristiche” di ciascun componente, abbinando modalità empatiche a metodi e tecniche razionali si possono ottenere risultati piacevolmente inaspettati. Si tratta però di lavorare fuori dagli schemi: chi conduce (il leader) deve avere la capacità di pensare alle persone come doppiamente capaci di dare un contributo.

A pensarci bene ciascuno di noi può offrire una soluzione. Ed anche un’alternativa.