Obiettivi, fachiri e traguardi

Il prossimo 22 marzo correrò la mia prima maratona e lo farò alla Maratona di Roma. Lo farò perché mi piace correre e sono convinto che per molti aspetti la corsa è una metafora della vita. Perché correre significa avere un obiettivo prima di tutto con se stessi, conquistare un passo alla volta un piccolo traguardo, fare un piccolo sacrificio ogni volta che qualcosa non va come pensavamo, alimentare continuamente la nostra voglia di migliorare. Queste sono cose che la corsa insegna e che nella corsa paradossalmente sono più facili da mettere in pratica: perché si è da soli con le proprie gambe, la propria testa e il proprio respiro. Nella vita invece ci sono un sacco di altri “impicci” con i quali bisogna fare i conti.

Correrò la maratona ed a tutti quelli che mi chiedono come mi sia venuto in mente e come farò ad affrontare tutti i 42 km e 195 metri del percorso rispondo, prima di tutto, che è un traguardo alla portata di tutti: è vero, non è una cosa che si può improvvisare (a meno che non siate già degli atleti di un certo spessore in qualche altro sport simile), ma è altrettanto vero che la corsa è una cosa così naturale che davvero possono farlo tutti. Gli ingredienti per questa semplice ricetta di successo sono: allenamento, determinazione, consapevolezza, resilienza e un pizzico di spirito di avventura. Non serve altro o, meglio, tutto il resto lo si può costruire: il fiato, i muscoli delle gambe, la tecnica per correre, il ritmo e la velocità. Ecco perché è una metafora della vita: anche nella maratona che ciascuno di noi fa da quando nasce in poi, gli ingredienti sono gli stessi.

C’è un passo di un libro che mi ha colpito molto e che ha condiviso una mia amica su Facebook (Lavinia, grande atleta) e che voglio riportare qui perché esprime bene che cosa significa correre e perché ha tanto fascino. “…ho sempre avuto una fascinazione segreta per quei fachiri in movimento che sono i maratoneti. la loro corsa è un viaggio in cui si incontrano culmini di onnipotenza e strapiombi di disperazione. Chiunque affronti il percorso troverà in agguato un chilometro di piombo, durante il quale i pensieri si appesantiscono assieme alle gambe e la mente si rifiuta di sopportare il dolore:vorrebbe soltanto arenarsi al bordo della strada. In quel momento il maratoneta decide se ritirarsi o resistere. La crisi lo sovrasta e nessuno in coscienza può dirgli quando finirà. Ma l’atleta fa una scommessa con il proprio destino e rinvia la resa di un metro, di un altro, e poi di un altro ancora: finché le gambe ricominciano a respirare un’aria più leggera. Tagliato il traguardo, scoprirà che il chilometro di piombo lo ha trasformato…..invictus..(Filemone, Avrò cura di te – M. Gramellini E C. Gamberale). Buona corsa a tutti voi!

PS: lamia maratona sarà una corsa solidale perché ho aderito alla raccolta fondi per la Rete del Dono in favore di Soccorso Clown ONLUS: se volete aiutare me a correre e loro a far sorridere i bambini in corsia di ospedale cliccate qui o sulla foto qui sotto per fare la vostra donazione. Grazie!

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