Quante cose si imparano durante un colloquio di lavoro

Fare colloqui di lavoro è piuttosto istruttivo, anche quando la selezione non va a buon fine. Su questo secondo punto innanzitutto c’è da dire quella che reputo una verità: se non siamo tra i selezionati probabilmente significa anche che in quell’impresa non saremmo stati bene (questione, direi, di affinità: se non la si trova meglio lasciar perdere).

Il colloquio a cui ho partecipato è quello che un noto gruppo commerciale italiano ha organizzato per selezionare figure commerciali, in particolare per i prodotti di un proprio marchio. Provo a ripercorrere cosa è accaduto e a dare qualche spunto e consiglio per quelli che reputo siano segnali da tenere in considerazione.

La puntualità già nella mail di convocazione era assunta come criterio di selezione: ed infatti chi si è presentato tardi è rimasto fuori; lo trovo anche giusto (suggerimento: meglio arrivare prima ed organizzarsi bene per farlo, sempre!).

La presentazione aziendale, a cura di un responsabile di zona che ha anche condotto la selezione, è stata piuttosto commerciale anche se, forse nell’ansia di promuovere al massimo la propria casa, si è spinto in considerazioni di carattere socio-economico non proprio pertinenti e non sempre esatte (suggerimento: prendere appunti e capire se da ciò che sentiamo possiamo trarre qualche utile spunto per quando toccherà a noi parlare). La dicitura riportata nel marchio (con riferimenti in ambito internazionale)  non ha niente a che fare con il fatto che l’impresa abbia origine (od altri riferimenti) in uno stato estero: il responsabile spiega che è un trucco, una piccola bugia, per indurre il consumatore italiano a valorizzare meglio il prodotto (suggerimento, ma anche campanello di allarme: chiediamoci se si tratta di arguzia o di poca trasparenza e se ci piacerebbe lavorare per una imprea che già nel nome nasconde un piccolo inganno).

In un foglio consegnato all’inizio veniva chiesto di inserire i propri dati e le proprie motivazioni: il suggerimento che restituisco è quello di lasciare la compilazione quanto più possibile alla fine della sessione; sarà utile mettere nero su bianco le cose che ci chiedono quando avremo qualche informazione in più.

I candidati vengono invitati a fare una loro breve presentazione al resto del gruppo, singolarmente a turno. Il selezionatore, basandosi sui concetti della PNL (Programmazione Neuro Linguistica), ne sceglierà alcuni. Modalità discutibile, ma chiaramente discrezionale da parte dell’azienda. Ho notato che i partecipanti erano, per una serie di parametri di carattere sociale ed anagrafico, molto eterogenei. Questo particolare e la tecnica di selezione utilizzata mi portano a dare un ulteriore suggerimento: a questa azienda non interessa, quasi per nulla, l’entità delle esperienze precedenti; quindi se il CV è il nostro punto di forza una selezione di questo genere non è quella buona.

Cosa dire nel presentarsi? La risposta non può essere unica per tutti. Una domanda invece che può aiutarci è quella che ci fa chiedere se, nel poco tempo che abbiamo avuto per conoscere il potenziale datore di lavoro, abbiamo sentito una sorta di affinità, empatia con i temi ed i valori che ha espresso. Se la risposta è affermativa allora non resterà che proporre con il massimo entusiasmo noi stessi, le cose che ci piace e che vogliamo fare. Se la risposta è dubbiosa o negativa probabilmente quanto diremo non avrà una grande importanza. Non rimarremo nella rete del selezionatore ma a quel punto forse saremo anche contenti di non essere tra il “pescato” di quella giornata.

11 marzo 2014: sono passati tre anni da quando ho scritto l’articolo e dall’epoca in cui è accaduto quanto descritto; nel frattempo l’azienda ha cambiato nome (“riducendolo” alla sola denominazione Dermal Institute, sarà un caso?). Ad ogni modo credo che molte cose potrebbero essere nel frattempo cambiate (anche nella selezione del personale). Lascio il post perché penso possa comunque continuare ad avere spunti e suggerimenti utili.