Trovare coraggio, senza averlo

La mia domanda è: come vi sentite, che stato d’animo avete quando affrontate un nuovo lavoro? Anzi, ancor meglio, come fate a decidere se accettare o meno un incarico (un lavoro, una proposta) quando non avete la sicurezza che le vostre competenze siano abbastanza? 

Mi faccio questa domanda perché a me capita, a volte, di non essere sicuro che, quello che mi stanno chiedendo, sia realmente in grado di farlo. Cioè potenzialmente potrei essere la persona adatta, ma la proposta ha contenuti o caratteristiche che non ho incontrato in precedenza. Quando questo accade mi faccio sempre la domanda: sarò davvero in grado di fare questa cosa? Non è che rischio una figuraccia? Mi dico: Francesco, cerchi guai?

Questo tema secondo me ha a che fare con gli obiettivi e i traguardi che decidiamo di darci e anche con quanto, in qualche misura, decidiamo di crescere. Per quello che mi riguarda la vedo e la vivo in questo modo. Provo a descrivere, in maniera analitica, quello che (mi) accade. Arriva l’occasione o la proposta che non mi aspetto: interessante ma con una serie di punti interrogativi sulla mia reale adeguatezza. In questo frangente, che può durare qualche minuto o qualche giorno, sono letteralmente spiazzato: brancolo tra la paura di sbagliare (grande), la pigrizia o, per meglio dire, il mio work-life balance impostato sul modello minimo sforzo – massimo risultato, la voglia di provarci, un entusiasmo che a tratti assomiglia a strafottenza e, qualche volta, anche un occhio al portafoglio.

Giuro che ogni volta non so davvero cosa fare (o magari lo sa il mio inconscio, questo non posso dirlo). Per risolvere di solito mescolo, in misura sempre diversa, tutte le cose che ho scritto sopra alle quali aggiungo quello che chiamo coraggioNon che io sia un impavido ma sono attirato, per curiosità e desiderio di scoperta, dal provarci anche se non ne sono sicuro. Certo, potrei sbagliarmi ma dal momento stesso in cui confermo la mia disponibilità comincio a pensare alle possibili soluzioni per i problemi che mi vengono in mente, immagino delle “vie di fuga” da eventuali intoppi, scorro nella mia mente le persone che potrebbero aiutarmi (e nei casi più disperati anche quelle che mi vorranno bene comunque vada), 

E più vado avanti e più quell’area di insicurezza e timore di non farcela, diventa una terra da esplorare. Controllo la mia cassetta degli attrezzi (il bagaglio di quello che so fare, che ho imparato e e di cui ho competenza) e mi dico che in qualche maniera mi posso arrangiare (attenzione: un mesto “arrangiare” e non un eroico “vincere”). Alla fine mi rendo conto che quel gesto insano di accettare di fare qualcosa di cui non sono sicuro, mi ha fatto spostare l’asticella dei miei limiti un po’ più in là. Ho trovato un po’ di coraggio che non ho: comunque vada sarò un po’ migliore di prima e già mi sembra importante.