Volevo iniziare questo post con quelle frasi tipo “viviamo tempi in cui…” oppure con quelle domande retoriche come “chi vi può aiutare a…”. Poi mi sono fermato perché la cosa, oltre che essere abusata, era poco coerente con quello che voglio esprimere. Il mio pensiero è questo: è tempo di smettere di cercare un guru che ci “illumini” per ogni cosa che dobbiamo fare.

Permetto che la mia impressione, lo ammetto, è fortemente condizionata da quel che vedo scorrere nelle timeline dei social network che utilizzo. Però, mi capita sempre più spesso di vedere l’esaltazione di personaggi e “pensieri guida” che dovrebbero essere considerati profeti del nostro tempo. Spesso quelli che dovrebbero o potrebbero essere pensieri, idee, considerazioni personali vengono assunti come regole, comandamenti, verità assolute.

Non c’è niente di male nel condividere un pensiero che coincide con la nostra visione del mondo, le nostre sensazioni, il nostro stesse sentire. Tutto sta nel vedere se quel pensiero è davvero nostro e lo abbiamo riconosciuto nelle parole di qualcun altro, oppure ci ha catturato perché è stato esposto bene (e magari anche perché su certi temi noi un’opinione proprio non ce l’avevamo e abbiamo sposato quella più convincente). Faccio un esempio che reputo abbastanza vicino a quello che intendo. Anche io apprezzo Gramellini su La Stampa, ma non credo che la sua rubrica “Buongiorno” rappresenti la verità ogni giorno. Ho la sensazione che invece le sue parole, per quanto sempre ben articolate e fondate, siano considerate con un trasporto eccessivo (per usare un eufemismo). E, attenzione, quel che intendo nulla ha a che vedere con la bontà o meno di quanto esposto.

Mi verrebbe di chiamarla “sindrome da guru“: un insaziabile bisogno di avere certezze, di trovare un ancora a cui aggrapparsi, un faro illuminante. Un desiderio che nel nostro tempo è esaltato e trova uno scenario adatto nei social media e nelle altre piattaforme di condivisione. Ho l’impressione che la continua ricerca di un punto di riferimento possa trasformarci da assetati di conoscenza (se mai lo siamo stati) a babbei utili per l’esaltazione di qualsivoglia causa.

Credo invece che non sempre abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica che cosa fare. Ho idea che potrebbe essere arrivato il momento di conquistare un po’ più di autonomia di pensiero, giusto o sbagliato che sia. Proviamo a smettere di rivolgerci a chi ci spiega come fare. Facciamolo e basta. Facciamo come abbiamo imparato. E se non abbiamo imparato abbastanza, torniamo a studiare. Ma, vi prego, no more guru.