Bucare il video

Conoscere gli altri attraverso uno schermo è senz’altro uno dei meccanismi più praticati nella società odierna. A pensarci bene, la celebre frase di Andy Warhol “un giorno tutti avranno il proprio quarto d’ora  di celebrità” è ormai forse superata: quel quarto d’ora, almeno nella percezione personale, sta prendendosi più tempo. Anche in campo professionale si muovono i primi passi verso modalità di presentazione delle proprie skills in maniera multimediale. Il video-curriculum è stato un primo tentativo di rendere a video il proprio set di competenze: a mio modo di vedere è fallito soprattutto perché una video presentazione ha bisogno di una professionalità che difficilmente si può reperire (almeno a basso costo): una professionalità delle tecniche che riguardano non solo la strumentazione e l’”arte” del suo utilizzo, ma anche tutto ciò che concerne la vera e propria rappresentazione (dal setting alla possibilità di “bucare il video” del candidato).

C’è poi da rilevare che quelle che potremmo definire come capacità ricettive di una grande parte di noi sono modificate (e modificano) con una certa velocità: il taglio dello spot da 30 secondi ha inciso più di quanto si possa credere sulle nostre abitudini e modalità di recepire input (in formato immagine direi).

In questo articolo del Sole 24 Ore si trovano comunque consigli pratici su come e perché realizzare un videocurriculum anche se non mancano le critiche anche da parte di autorevoli addetti ai lavori.

Molto più in linea con le dinamiche sociali e con le attuali tendenze in questo campo, come peraltro si accenna anche nell’articolo, trovo siano tutte quelle produzioni video che hanno più naturalezza (anche se costruita), più realtà (anche se mediata, il reality insegna!), più spontaneità (perlomeno nell’individuare il focus del filmato). Mi sentirei di suggerire una formula che possa prevedere tre domande e tre risposte sulle proprie abilità, competenze, attitudine o quanto altro possa essere colto al volo dallo “spettatore” (di Youtube si intende). Non rimane che preparare  domande e risposte, mettersi davanti ad una camera e… ciak, si gira!