Chi di voi qui sopra, scorrendo velocemente, ha letto “comincia” anziché “comunica” non lo sa ma mi ha fatto un gran piacere. Perché anche questa è una caratteristica della comunicazione: chi legge tende, involontariamente, ad economizzare il più possibile. Il nostro cervello associa immediatamente le prime lettere ad eventuali parole già memorizzate in modo da restituire più velocemente il risultato. Come viene dimostrato da quel giochino nel quale riusciamo a leggere un testo anche se tutte le parole sono scritte male (provate qui). Ed una cosa analoga avviene con i concetti: avete presente la frase “non si ha mai una seconda occasione per fare la prima buona impressione“? Il concetto è lo stesso.
Questo tipo di “incomprensione” se stupisce e diverte il lettore dovrebbe invece in qualche modo preoccupare chi scrive o, più in generale, comunica: siamo proprio sicuri che i contenuti che vogliamo trasmettere arriveranno integri e ben compresi? Completamente tranquilli che questo accada forse non lo possiamo mai essere. Ma una cosa la possiamo fare: mettere a punto una strategia comunicativa efficace che, come un meccanismo ben rodato, lasci pochissimo o nessun spazio alle incomprensioni, ai malintesi, agli errori di valutazione. Nelle slide che ho presentato di recente ad un corso di formazione ho scritto che Ulisse se la sarebbe cavata benissimo con Polifemo anche se lo avesse incontrato sui social media. Il ciclope accecato gridava che “Nessuno” lo aveva colpito e così l’astuto Ulisse se la poté scampare agevolmente: astuto ma anche grande stratega Ulisse, considerato che tutta la scena se l’era immaginata ben prima per poter avere la meglio. Chiaramente il senso della storia non è che è meglio dare un nome falso (ma va?). Quello che mi pare interessante è che quando comunichiamo, sul web in particolare, dovremmo armarci di un po’ dell’astuzia di Ulisse.
Quale astuzia potremmo adottare da parte nostra? Quali scelte possono essere lungimiranti? Quale può essere una strategia efficace? Un gustosissimo libro che ho da poco letto si intitola “Steal like an artist” (a proposito: l’aggettivo “gustosissimo” l’ho copiato da Luca Conti, che mi ha passato dritta e libro, grazie!) ed è un invito più che esplicito a fare quello che già da tempo suggerisco anche io: copiare! In realtà spesso suggerisco di fare un percorso un po’ diverso: copiare, RIELABORARE, incollare. La parte centrale, la rielaborazione, è quella più importante perché è il momento in cui riusciamo a caratterizzarci, ad essere originali, a mettere noi stessi in quello che stiamo facendo. Questo, anche nel mondo della comunicazione, è essenziale. Quali sono gli elementi di un buon “furto” o, come piace chiamarla a me, di una buona rielaborazione? Il libro di Austin Kleon ne cita diversi ed io qui ne riprendo alcuni che mi sembrano fondamentali: lo studio (per copiare bene dobbiamo prima osservare ed analizzare profondamente), la capacità di trasformare (non è una mera traslazione ma una ispirazione profonda), la capacità di mescolare (più sono i modelli che seguiamo più saremo in grado di creare qualcosa di originale ed unico).
Possiamo scegliere un modello che è un mito (come Ulisse) oppure qualcuno che realizza ciò che ci piace meglio di noi, l’importante è che ci ricordiamo che niente è originale così come tutto può esserlo: dipende da quanta parte di noi stessi decidiamo di mettere in quello che comunichiamo, in quello che creiamo.